Gli artisti nella crisi – atti del VI congresso CGIL

Napoli, 1 – 3 aprile 1977

Un dato che noi dobbiamo analizzare è quello della regressione anche numerica degli iscritti rispetto al 197 5, come faceva rilevare la relazione di Voltolini. E questa considerazione, questo dato di fatto non può essere non collegato anche alla tormentata vicenda del V Congresso. Cioè, questa situazione è anche da attribuire a certe frange .che facevano parte del sindacato e che sibillinamente hanno condotto una certa opera di declinazione rispetto ai nuovi organismi sindacali che si ponevano come prospettiva non più i vecchi metodi, ma si ponevano come prospettiva il cambiamento sostanziale del sindacato per collegarlo realmente a tutto il movimento e alla CGIL.
Detto questo, noi con questo Congresso credo che ci proponiamo un nuovo salto di qualità per il futuro. Ma un nuovo salto di qualità ohe deve farci guardare le cose con attenzione, con serenità e con rigore; cioè è mutile aspettarsi, come spesso si pretende, che i Direttivi o le Segreterie risolvano i problemi della categoria. I Direttivi e le Segreterie possono, in rapporto al contributo complessivo del sindacato, del movimento, riuscire a tracciare delle linee che, se portate avanti da tutti i compagni, dalla Sicilia, dalle isole, a Milano, a Genova e a Venezia, allora sl che faremo questo salto di qualità.
E’ chiaro, però, che per realizzare questo noi dovremmo avere delle idee chiare su alcuni punti. Per esempio, Calabria ha accennato, appunto per dare degli strumenti al sindacato, affinché questo salto di qualità avvenga e si realizzi, a tre Commissioni. Una è la Commissione ideologica, che pare si sia precisata meglio come una Commissione di studio, che dovrebbe mettere a punto una ricerca precisa sulla reale entità, non numerica ma nel senso di capacità di intervento della categoria sul tessuto reale della società. E questo mi pare che senz’altro vada accettato. Un’altra Commissione è stata indicata come quella della sperimentazione, che deve portarci a tentare nuove vie esplorative per dare queste possibilità di verificare e andare ad analizzare, là dove è possibile e dove è produttivo, un nostro intervento. Una terza Commissione è stata indicata come quella economica… Ecco, su questo mi soffermerei, per tutte le implicazioni che può significare una Commissione economica, e tornerei un po’ indietro anche a certe enunciazioni che sono contenute nella relazione di Voltolini e che a me hanno posto degli interrogativi. Cioè, quando Voltolini ha parlato della tessera di 10mila lire che, rispetto alle altre categorie di lavoratori è la quota più bassa di tessera sindacale della CGIL, dice una verità incontrovertibile.
Però, secondo me, la soluzione dei problemi economici amministrativi per un’autonomia del sindacato noi non possiamo aspettarcela da un rincaro delle quote della tessera. Secondo me, bisogna andare a una visione di tipo diverso del nostro sindacato rispetto alle altre categorie di lavoratori che aderiscono alla CGIL. Noi non saremo e non potremo essere mai un sindacato che riesce a raggruppare decine di migliaia di iscritti, tranne che non si voglia parlare di prospettive avveniristiche di qui a cinquant’anni. Penso, quindi, che una nostra analisi come Congresso, deve mettere un punto fermo su quelli che dovranno essere i nostri rapporti con il centro, con la CGIL in senso generale. Cioè, se noi siamo un sindacato organico alla CGIL, se certe nostre caratteristiche sono tali che non possono consentirci un’espansione di iscrizioni da arrivare a un numero tale da rendere così autosufficiente la vita amministrativa della Federazione, questo è un problema che va affrontato subito con i centri della CGiiL. Diversamente, noi corriamo
il rischio, da una parte, di vivere sempre una vita asfittica, senza possibilità nemmeno di convocare più di una volta il Direttivo perché non ci sono i fondi. Ma l’altro aspetto, secondo me più importante, che ha toccato nell’intervento Calabria è quello di non trasformarci in pseudoburocrati o sindacalisti della CGIL, nel senso della ripresa del discorso del nostro specifico, che noi siamo degli operatori delle arti visive e il nostro specifico resta quello. Ora, se noi siamo una componente organica della CGIL, dobbiamo anche presentare questi dati in modo molto chiaro e preciso e chiedere alla CGIL quel contributo idoneo a farci superare certe nostre difficoltà organizzative, e la CGIL non può pretendere da noi di trasformarci in una forma di pseudorganizzatori culturali o sindacali. Questo lo dico in piena cognizione e coscienza, anche per la vecchia militanza e nel Sindacato e nel Partito comunista cui sono iscritto da quasi trent’anni.
Dobbiamo riflettere su questo punto e dobbiamo dirci chiaramente che noi dobbiamo assumerci certe nostre responsabilità nel campo delle analisi da condurre sul piano territoriale. E qui aprirei un’altra parentesi di riflessione al Congresso. E’ giusto che uno dei settori di nostra preoccupazione costante e di intervento devono essere le grosse manifestazioni nazionali? Secondo me, uno dei momenti principali che comportano questo salto di qualità è il collegamento sul piano territoriale. Noi dobbiamo ricercare la controparte non soltanto della Biennale, della Triennale e della Quadriennale, quanto sul piano territoriale con le Sovrintendenze e con tutte le istituzioni pubbliche del territorio, cioè rivendicando, per quanto riguarda, per esempio, la situazione Campania, una partecipazione ai calendari delle manifestazioni che si vanno a svolgere nella nostra città o complessivamente, in Campania. Molto spesso avviene che si fanno delle manifestazioni a carattere internazionale che servono soltanto per coprire un vuoto di iniziative nei settori produttivi degli operatori delle arti visive, dell’artigianato, della parte più viva e più attiva sul territorio provinciale e regionale. Per questo, noi dobbiamo rivendicare una nostra presenza in questi calendari di elaborazione di mostre ed esposizioni sul piano territoriale. Cioè, ben vengano le Mostre, anche noi le sollecitiamo, Mostre di informazione, conoscitive di quanto avviene in campo internazionale, ma dobbiamo privilegiare il prodotto che nasce nel nostro territorio. Ecco la necessità di partecipare a queste Commissioni che stabiliscono i calendari, per modificare questo andamento che si potrebbe facilmente chiamare andazzo, di certe manifestazioni che servono soltanto a coprire certi vuoti spesso dovuti a inerzia o a volontà ben precise di non portare avanti certa produzione del territorio che andrebbe rivalorizzata proprio in senso produttivo.
E’ venuta da più parti la sollecitazione che ci sia un collegamento più stretto, più puntuale, più preciso tra centro sindacale e direzioni sindacali provinciali. Secondo me, noi dobbiamo puntare a breve termine, in una delle prime riunioni del Comitato direttivo, a stabilire un piano di vertenze interregionali che riesca a collegare tutte le Regioni. Io penso che quanto esposto circa la situazione degli Enti espositivi locali e regionali è un punto che può essere ripreso dalle altre regioni d’Italia. Questo, quindi, può essere uno dei punti per una vertenza nazionale del sindacato.
Spero e ribadisco che quel salto qualitativo che si desidera venga fatto da questo Congresso non venga preteso dai nuovi organismi direttivi e dalla Segreteria, ma sia un impegno di tutti noi del Congresso nazionale e che va ramificato a tutte le istanze provinciali, perché solo attraverso questa mobilitazione noi riusciremo a fare chiarezza sul nostro ruolo e riusciremo a portare avanti il nostro sindacato.
Antonio Borrelli,
membro del comitato direttivo della FNLAV-CGIL

Torna su