Il ruolo delle forze del lavoro intellettuale

«La penisola è tagliata in due, questa volta di fatto», era stato scritto dalla stampa nei giorni del terremoto, ora non ne parla quasi più.
Se ne trova traccia nelle pagine di cronache delle Regioni colpite e prevalentemente si tratta di «reperimento di aree», di «appalti», di «ditte» di «commissioni interpartitiche», di «spartizioni», di «intese politiche», di «zuffe», di «esclusioni», di «anticipazioni», di «collocazioni», e si potrebbe mal continuare. […] La città sconquassata, centinaia di migliaia tra disastrati e senzatetto, scuole occupate, bus occupati e utilizzati per alloggio così pure navi e containers, interi quartieri recintati, centoventimila disoccupati, l’economia in ginocchio significano e significheranno per anni provvisorietà, baracche, coabitazioni forzate, in una parola un pauroso
abbassamento della qualità della vita per tutta la città e la perdita definitiva di una identità resa già problematica dal degrado preesistente.
[…] In questo quadro il rischio delle forze sane della cultura è di cadere nella logica della rassegnazione e della così detta ‘cultura dell’emergenza’ che è a fondamento dell’iniziativa conservatrice, che tenterà di prolungare oltre ogni ragionevole misura l’emergenza, e di ridurre semplicisticamente tutto ai prefabbricati e alla scelta delle aree. Le forze intellettuali non devono cadere in questa
trappola.
Il grosso rischio è che la ricostruzione venga affidata ai responsabili dei vecchi guasti del Sud.
Si tratta invece di alimentare una realtà culturale di piano e del controllo democratico per coinvolgere ed impegnare intellettuali e professionisti onesti per dar loro un ruolo attivo nella determinazione delle scelte culturali e politiche.
Il futuro si costruisce utilizzando le potenzialità offerte dalla scienza in un clima nuovo di riconversione e di certezze di commesse per molte aziende meridionali oggi in crisi.
Si tratta di elaborare un piano di ricostruzione che tenga conto, anzi che parta dalle ricerche scientifiche sul territorio, sul rischio sismico, vulcanico, dell’assetto idrologico del territorio, dell’assetto della mappa agraria, del Piano Regolatore per l’industria, per poter decidere, documentati sugli aspetti istituzionali, agrari, industriali, urbanistici, culturali, ambientali, economici del territorio.
Contro quale realtà dovranno battersi le forze sane della cultura lo si può appena immaginare. Andrebbe elaborata anche una mappa contro il rischio di essere travolti dai grovigli di interessi politici, economici anche ‘culturali’ che hanno creato e creano ‘spazi consistenti’ all’eversione, alla degradazione delinquenziale, alla camorra e, mal continuando, agli abusi, ai soprusi, ai favori, ai ricatti, ai sequestri, agli omicidi, agli avvertimenti alle gambe di chi forse ‘non vuol capire’ e chi lotta per il risanamento di queste pratiche aberranti del ‘sistema’ che ai livelli più alti si manifesta con modelli tali da fare impallidire il cittadino, il lavoratore, l’intellettuale.
Ecco, le forze della cultura, non devono lasciarsi travolgere da questa realtà, ma battersi con maggiore determinazione per il risanamento e il rinnovamento del Paese […].

Antonio Borrelli,
‘Napoli: quale ricostruzione? Il ruolo delle forze del lavoro intellettuale’, «Arti Visive» n. 2, Roma, giugno 1981

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