I dentelli che sporgono dalle superfici, e spesso proprio lungo le linee di congiunzione di queste, hanno già una funzione modulare, ma conservano anche il loro carattere di oggetti, n1ostrando con le proprie irregolarità lo scarto che divide la presenza dell’oggetto dalla pura definizione del modulo.
Nel corso degli anni Settanta Borrelli, però, tende proprio alla riduzione di questo scarto, come per controllare a fondo fin dove sia possibile stringere il rapporto tra definizione delle strutture e ricerca delle qualità formali implicite nella materia adoperata. Vi sono numerose opere – in materiali diversi, dal gesso alla carta, dall’alluminio al laminato metallico – che documentano l’aspetto più
sperimentalmente avanzato di questa ricerca.
Apparentemente esse ripropongono i percorsi dell’arte gestaltica degli anni Sessanta, ma in realtà rappresentano per Borrelli semplicemente l’anello di congiunzione tra la sua produzione plastica e quella di designer […].
Vitaliano Corbi,
in ‘Napoliscultura’, catalogo della mostra, A&C, Napoli 1988