Per Antonio Borrelli l’opera d’arte scaturisce da un pensiero intriso di concretezza, di rigore costruttivo, di eleganza. Il fano stesso che originariamente si forma e lavora come e rafo, manipolando e forgiando materiali preziosi attraverso cui comunicare un senso di appagamento visivo e tattile, significa per lui misurarsi costantemente con la superficie, lo spazio, il gioco delle forme e degli incastri.
Quanto la dimensione artigianale sia presente nell’attività di scultore di Antonio Borrelli lo testimonia il suo grande interesse per il dettaglio, il grado di luminosità dell’oggetto, la sua levigatezza, il suo accamparsi in un punto dello spazio con discrezione e forza, insieme.
Scolpire, allora, non vuol dire allontanarsi da un’idea verificabile e traducibile nell’esperienza quotidiana, ma proprio il contrario: dare movimento all’ambiente, definire il proprio orizzonte percettivo attraverso linee, traiettorie, punti di vista in un complesso intreccio di rifrazioni, attrazioni, corrispondenze.
Perché ciò accada, occorre avere uno sguardo vigile, esercitare un controllo tenace su ciascun gesto, saper ascoltare la struttura della materia con le pulsioni seduttive e le sue asprezze.
Ferro cadmiato e bronzo, pietra fossile e materiale sintetico, ciò che veramente conta è portare alla luce dai recessi della natura e del mondo una storia segreta intessuta di attriti, lacerazioni, strappi, suture, spinte e controspinte.
Ecco perché lo scultore Borrelli non disdegna il dialogare con il fare propriamente artigianale: il gioiello offre elementi e stimoli alla ricerca plastica e quest’ultima fa da incubatrice per la nascita di un monile, di un bracciale, di una anello.
La polivalenza e la componibilità e scomponibilità di forme e immagini altro non sono che la quintessenza di un sentire, di un progettare intimamente connessi alla vita e alla comunicazione.
In tale ambito operativo il modulo, la sperimentazione, la tecnologia smettono di essere dati aridi, freddamente funzionali e mirano a collegare il dentro e il fuori, il gusto e l’emozione.
La geometria, in altre parole, segue passo passo l’eleganza, il piacere e l’astrazione, anzichè confinare l’opera in una incommensurabile distanza, si presenta come la sua linfa vitale, consegnandola, a chi la osserva, in tutta la sua semplicità ed energia.
Michele Sovente,
‘I Bronzetti-I Gioielli-Le Pietre di Antonio Borrelli’, catalogo, Napoli 1996