Arte in Campania, ricognizione ’68, Capua 1968

Mostra e testi a cura di Achille Bonito Oliva

UNA SCULTURA RESISTENTE

L’artista organizza attraverso un proprio comportamento estetico sempre una resistenza alla realtà che lo circonda, proponendone un aggiustamento a livello delle forme. Una realtà, quella presente, che è connotata da una produzione sempre più seriale, che ha comportato per gli oggetti prodotti sempre un alleggerimento, consistente in una loro diminuzione di volume, per facilitarne il commercio. Antonio Borrelli capovolge assolutamente il rapporto e resiste imponendo delle sculture, le quali stabiliscono col suolo occupato un rapporto di compattezza. Infatti esse si presentano con un loro preciso volume e peso, dato anche dai materiali di composizione: ferro ed altri minerali. Attraverso questi egli cerca di creare il massimo dell’ingombro inglobando dentro l’oggetto estetico dello spazio reale. Il tutto viene incernierato con bulloni ed altri accorgimenti meccanici, in modo da creare un oggetto finito, quasi impossibilitato a creare un rapporto interformale con gli altri oggetti del mondo.

lunedì 6 maggio 1968

Ipotesi spaziale, 1967-68, ferro saldato cadmiato, cm 71x63x27, proprietà dell’artista, Ischia

Qui si configura appunto la resistenza di Borrelli il quale volutamente crea degli oggetti indisponibili, sia a livello della forma chiusa e quasi circolare, e sia per la rigidezza in cui si presentano che non permette alcuna intercambiabilità con gli oggetti dello odierno panorama della produzione. La contrapposizione è quindi netta e anche evidenziata dal fatto che l’oggetto estetico in questo caso ostenta un proprio spazio interiore, oltre la sistemazione “esterna” che per prima colpisce l’occhio dello spettatore. La forma ha dunque una doppia polarità, assolutamente inscindibile, dettata dall’esistenza di un interno e di un esterno estetico. Gli elementi che si presentano verso l’esterno sono spaziati in maniera da restituire lo spazio interno della scultura al punto che è possibile perforarla con lo sguardo fino all’altro lato.

Nel nuovo oggetto così proposto da Borrelli fermenta un senso, non riscontrabile nell’oggetto seriale, dell’individualità, inteso come doppia tensione che da una parte si pone come estroversione verso la realtà e dall’altra come ripiegamento del soggetto-oggetto dentro di sé. (A. B. Oliva)

Ipotesi spaziale, 1967-68, ferro saldato cadmiato, cm 71x63x27, proprietà dell’artista, Ischia
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