Antonio Borrelli (Napoli, 13 giugno 1928 – 11 febbraio 2014), da ragazzo, inizia – assieme al fratello – una formazione tecnica presso la bottega orafa di Nicola Soriente, per poi continuarla, iscritto alla Sezione Metalli e Oreficeria dell’Istituto Statale d’Arte di Napoli, dove è allievo di Ennio Tomai e Romolo Vetere. Nel 1955, interrompe gli studi e si reca, per circa due anni, a Hong Kong dove cura il design per la Orion Gloves, un’importante industria tessile della Mercedes Benz.
Al ritorno dalla Cina completa gli studi e subito dopo riceve l’incarico di insegnamento nel Laboratorio di Oreficeria e Metalli presso l’Istituto d’Arte Palizzi, che nel 2006 lo ha premiato con il Premio Palizzi e, nella sua Quadreria, è esposta una sua opera, Ipotesi Spaziale. Impegnato, come sempre, in politica, viene chiamato a far parte della Commissione culturale del PCI.
Agli inizi degli anni Sessanta, entra in contatto con l’ambiente artistico napoletano, dove è amico, tra gli altri, di Perez, P. Ricci, Pezzato, Gaetaniello, Barisani, e inizia la sua produzione scultorea, dapprima in modi figurativi e, attorno al 1962-63, orientandosi verso linguaggi informali.
Le opere degli anni Sessanta, caratterizzate da sperimentazioni tecniche e formali, in genere condotte attraverso saldature di lamiere, procurano all’artista numerosi inviti a mostre di rilievo, come nel 1965 alla IX Quadriennale di Roma, nonché il Premio EPT alla II Biennale d’Arte del Metallo di Gubbio (1967).
Borrelli conduce anche un’attività di medaglista (ricordiamo, tra gli altri, l’incarico nel 1961 per una medaglia celebrativa in onore di Amedeo Maiuri e, nel 1992, per una medaglia al Pontefice Giovanni Paolo II) e di orafo. Riporta in oreficeria la sua ricerca modulare, partecipando alle più importanti mostre del gioiello in tutto il mondo. Nel 1979, all’Istituto di Cultura Italiana di Stoccolma, i suoi gioielli sono oggetto di una lezione sull’arte orafa italiana. Entra nel Centro Orafo Nazionale.
A partire dagli anni Sessanta, mentre si intensificano le opere di arredo pubblico (tra cui, nel 1971-72, gli Arredi per S. Maria della Consolazione a Posillipo (oggi completamente smantellata) e, nel 1976/77, una grande scultura per il Circolo Didattico Villanova a Napoli, e opere di amore per l’Arte antica, quali il restauro del Tabernacolo del ‘600 della Basilica di Piedigrotta e la fusione in bronzo delle piastrelle di avorio del Duomo di Salerno (di cui aveva fatto i calchi negli anni giovanili).
Scultore e, quindi, con una grande sensibilità per gli spazi e gli equilibri, collabora con l’arch. Giannino Gaetaniello alla ristrutturazione della casa dove abita, in Via della Solitaria, e ristruttura case di amici (casa Casola, casa Abignente, casa Cotena).
Nel 1972, sposa Diana Pezza, da cui avrà due figli: il primo, Francesco Emilio, giornalista impegnato nel sociale; il secondo, Antonio Maria, artista e docente.
Nel 1977, gli è conferita la Cattedra di “Tecniche di Fonderia – Micro e macro fusioni”, presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, insegnando per 21 anni a intere generazioni di studenti, ai quali ha saputo testimoniare passione, competenza, amore per la ricerca. Una sua scultura in ferro cadmiato (Relitto spaziale) è nella Pinacoteca dell’Accademia.
Gli anni Ottanta e Novanta proseguono nell’impegno didattico e nella ricerca astratto-geometrica, estrinsecata pure in vari lavori pubblici, come quelli per la cattedrale di Venosa (1989-90) e per il Palazzo di Giustizia di Palmi (1997).
Dal 1998, prende congedo dall’insegnamento in Accademia, proseguendo però l’attività artistica nel suo atelier napoletano alle spalle di Piazza del Plebiscito.
Nel 2009, ha ricevuto il Premio Fraternità Città di Benevento e, nel 2012, il Premio Mediterraneo – Arte e Creatività.